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Ho vinto “solo” la metà dei punti giocati

Il discorso di Roger Federer per celebrare la laurea honoris causa, in lettere umane, conferitagli dal Dartmouth College, andrebbe affisso in tutte le scuole, i circoli sportivi e non solo.

Vi consiglio di dedicare pochi minuti del vostro tempo per assaporare questo intervento, ne trarrete giovamento. E forse qualcuno si emozionerà, come mi emoziono io ogni qualvolta faccio vedere in aula nelle mie attività formative il celebre discorso che tenne Steve Jobs alla Stanford University.   

Intanto vi giro alcuni stralci dello speech di Roger, per me significativi anche perché non si tratta solo di tennis, ma di vita:

“Le persone direbbero che giocare per me è stato facile e la maggior parte considererebbe questo come un complimento. Ma per me è sempre stato frustrante quando mi dicevano: “Non hai quasi sudato”.

La verità è che ho dovuto lavorare molto duramente… per far sì che sembrasse facile. Ho passato anni a lamentarmi… a imprecare… a lanciare la racchetta… prima di imparare a mantenere la calma.

Il campanello d’allarme è arrivato all’inizio della mia carriera, quando un avversario agli Internazionali d’Italia ha messo pubblicamente in dubbio la mia disciplina mentale. Ha dichiarato: “Roger sarà il favorito per le prime due ore, e poi io sarò il favorito dopo”.

All’inizio ero perplesso. Ma alla fine, ho capito cosa stesse cercando di dire. Tutti possono giocare bene le prime due ore. Sei in forma, sei veloce, sei lucido… e dopo due ore le tue gambe tremano, la tua mente inizia a vagare e la tua disciplina inizia a svanire.

Mi ha fatto capire che avevo così tanto lavoro davanti a me e che ero pronto per intraprendere questo viaggio in quel momento.

I miei genitori, i miei allenatori, il mio preparatore atletico, tutti mi avevano davvero chiamato in causa, e ora lo facevano anche i miei rivali. Sarò eternamente grato a tutti i miei avversari per quello che hanno fatto e ho iniziato ad allenarmi più duramente.

Vincere senza sforzo è solo il risultato finale. La gente guardava i miei riscaldamenti e pensava fossero leggeri, ma non sapeva che, quando nessuno guardava io avevo lavorato duramente.

Non sono arrivato dove sono arrivato solo con il talento puro. Ci sono arrivato cercando di superare i miei avversari. Ho creduto in me stesso. Ma la fiducia in te stesso deve essere guadagnata. 

C’è stato un momento nel 2003 in cui la mia fiducia in me stesso ha preso il sopravvento.

Era alle ATP Finals, dove si qualificavano solo i migliori otto giocatori. Ho battuto alcuni dei migliori giocatori che ammiravo davvero, puntando proprio sui loro punti di forza. Prima scappavo cercando di evitarli.

Se un giocatore aveva avuto un dritto forte, in precedenza avrei provato a farlo colpire con il rovescio. Ma ora… avrei provato a cercare proprio il suo diritto. Ho provato a battere i giocatori più a loro agio da fondo dalla linea di fondo. Ho provato a battere quelli più aggressivi attaccando. Ho provato a battere quelli abili a rete, giocando a rete.

Perché l’ho fatto?

Per amplificare il mio gioco ed espandere le mie opzioni. Hai bisogno di un intero arsenale di punti di forza… quindi se uno di loro si rompe, ti rimane qualcosa. Quando il tuo gioco funziona in questo modo, vincere è relativamente facile. Poi ci sono giorni in cui ti senti semplicemente distrutto. Ti fa male la schiena… ti fa male il ginocchio… forse sei un po’ malato… o hai paura… Ma trovi comunque un modo per vincere. E queste sono le vittorie di cui possiamo essere più orgogliosi. Perché dimostrano che si può vincere non solo quando si è al meglio, ma soprattutto quando non lo si è.

Sì, il talento conta. Non starò qui a dirvi che non è così. Ma il talento ha una definizione ampia. Nella maggior parte dei casi non si tratta di avere un dono. Si tratta di avere grinta. Nel tennis, un grande dritto con una velocità pazzesca della testa della racchetta può essere definito un talento.

Ma nel tennis… come nella vita… anche la disciplina è un talento. E così è la pazienza. Avere fiducia in sé stessi è un talento. Abbracciare il processo, amare il processo, è un talento.

Gestire la tua vita, gestire te stesso… anche questi possono essere talenti. Alcune persone nascono con questi talenti, ma per tutti bisogna e si deve lavorarci sopra.

Nel tennis, la perfezione è impossibile… Delle 1.526 partite di singolare che ho giocato nella mia carriera, ho vinto quasi l’80% di quelle partite…

Ora, ho una domanda per tutti voi… quale percentuale di PUNTI pensate che abbia vinto in quelle partite? Solo il 54%. In altre parole, anche i tennisti di alto livello vincono poco più della metà dei punti giocati. Quando perdi un punto su due, in media, impari a non soffermarti su ogni tiro.

Insegni a te stesso a pensare: OK, ho commesso un doppio fallo. È solo un punto. OK, sono arrivato a rete e sono stato superato di nuovo. È solo un punto.

Anche un gran tiro, uno smash di rovescio in testa che finisce nella Top Ten Plays di ESPN: anche quello è solo un punto. Quando giocate un punto, è la cosa più importante al mondo. Ma quando è alle tue spalle, è alle tue spalle…

Questa mentalità è davvero cruciale, perché ti rende libero di impegnarti completamente al punto successivo… e a quello successivo ancora… con intensità, chiarezza e concentrazione.

La verità è che qualunque sia il gioco a cui giocherai nella vita… a volte perderai. Un punto, una partita, una stagione, un lavoro… è un ottovolante, con tanti alti e bassi. Ed è naturale, quando sei giù, dubitare di te stesso. Dispiacerti per te stesso. Ma l’energia negativa è energia sprecata. Devi lavorare per diventare un maestro nel superare i momenti difficili. Questo per me è il segno di un campione.

I migliori al mondo non sono i migliori perché vincono ogni punto… È perché sanno che perderanno… ancora e ancora… e hanno imparato come affrontarlo. Lo accetti. Piangi se ne hai bisogno… poi forza un sorriso. Vai avanti. Sii implacabile. Devi adattarti e crescere. Lavora di più. Lavora in modo più intelligente.

Vedi il video integrale:

 

 

Grande Roger, ti sei confermato ancora una volta il migliore, e la considerazione che fai: “Il Talento senza Duro Lavoro…non serve a niente” mette tutti alla pari nel grande gioco della vita e permettimi una mia citazione che faccio spesso in aula o nelle mie riunioni commerciali “Se vuoi raddoppiare il numero dei tuoi successi, devi essere disposto a raddoppiare il numero dei tuoi fallimenti”.

Elementare Watson 😉

 

 

 

 

 

Pasquale Tardino

Business & Strategic Coach

pasqualetardino@ramitalia.it

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