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News10 Marzo 2022by Giovanna FuscoIl peso dei social nei conflitti del terzo millennio

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Si dice che l’Uomo sia il peggior nemico dell’Uomo e, mai come in questi giorni difficili, sembra vero.

Nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 2022, tra le 4 e le 5 del mattino (ora italiana), l’operazione militare preannunciata da Vladimir Putin si è concretizzata e, da allora, il baratro. In questo scenario tremendo, che non voglio analizzare dal punto di vista politico perché non mi compete, qual è stato, invece, il ruolo dei social media?

Volodymyr Zelensky, fino a qualche anno fa attore di professione, attraverso poche frasi ad effetto, video elaborati di giorno e di notte divulgati su Telegram, è diventato in pochi giorni un eroe, grazie al suo coraggio e alla sua semplicità. Con maglietta verde militare e telefono a portata di mano, traballante, come accadrebbe a qualsiasi persona comune, si relaziona con grande empatia nascondendo timori paure.

il peso dei social

E, nonostante siano diversi i canali social attraverso cui mostrare vicinanza all’Ucraina, tra cui Instagram, Facebook o Tik Tok (a chi di noi non è capitato di scorrere la home o il feed e di notare post, anche a volte ironici, per sdrammatizzare e rendere meno difficile la situazione?!), è Twitter ad essere diventato uno dei mezzi prediletti per comunicare al popolo.

Sono tantissimi anche i cittadini russi che, grazie a questo social, si sono ribellati alla guerra, mostrando sgomento e dissenso.

Aggiornamenti continui, costanti, quotidiani, per aggiornare e informare. Perché in ogni battaglia non esiste solo una guerra fisica, ma anche della comunicazione e, rispetto al passato, oggi questi mezzi servono per sensibilizzare, per mobilitare, per chiamare alla resistenza o per rivendicare le proprie ragioni.

Pensiamo alla cyber guerra di Anonymous, collettivo di esperti d’informatica che agiscono in maniera coordinata in nome di un codice etico condiviso dai suoi membri: il suo obiettivo? Difendere la libertà d’espressione, attraverso attacchi hacker divenuti ormai simbolo di attivismo e di volontà di tutelare chi, a suo avviso, merita una “punizione”.

Proprio nel corso delle ultime settimane Anonymous si è schierato apertamente a sostegno del popolo ucraino in quella che è stata definita “guerra informatica” al popolo russo. Celebre il video che ha spopolato il 24 febbraio, a poche ore dall’invasione da parte del Presidente Vladimir Putin: da quel momento non solo sono stati sabotati alcuni siti istituzionali russi, tra cui quello del governo e di Gazprom, impedendone l’accesso per diverso tempo, ma sono stati intralciati anche giornali russi.

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Il 5 marzo la Russia ha infine comunicato il blocco di Facebook a cui si aggiungono Twitter e alcune fonti di informazione.

Qualunque sia l’evoluzione di questo terribile conflitto una cosa è certa: la disinformazione esiste, esisterà sempre purtroppo, così come la propagazione di fake news ma, in molti casi, i social network possono essere strumenti veloci e immediati per reperire informazioni. Tutti noi dovremmo consultare e verificare ciò che leggiamo, soprattutto prima di condividere: la storia si scriverà, in questo terzo millennio, in parte, anche grazie ad una comunicazione corretta, quella della verità dei fatti, della solidarietà e dell’unione.

 

Giovanna Fusco
Consulente Marketing e Comunicazione
giovannafusco@ramitalia.it

 

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