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3 Istantanee dai giochi 2024

Gioia, sofferenza, rabbia, delusione e tutto il campionario di emozioni umane che si possano sperimentare, sia per chi li ha vissuti intensamente che per chi ha partecipato a distanza come noi.

Che giochi sono stati questi della XXXIII edizione dell’era moderna di Parigi?

Difficile raccogliere la risposta in poche righe. Posso solo fermare alcune istantanee dei “miei giochi” eccole!

1) LA FORZA DELLE DONNE! E’ stata infatti l’olimpiade dell’inclusione e dell’uguaglianza. 205 nazioni partecipanti, più la rappresentativa degli atleti individuali neutrali. Il numero più alto di sempre. 10.500 atleti in gara suddivisi al 50% tra donne e uomini. Ed è stata proprio fantastica l’ultima gara per eccellenza a rappresentare tutto ciò ed anche oltre: la maratona donne, vinta neanche fosse una volata sui 100 m dalla splendida Sifan Hassan. Già bicampionessa olimpica sui 5.000 e 10.000 m a Tokio. Etiope, arrivata come rifugiata politica in Olanda a 15 anni capace di realizzare 8 primati europei dal 1.500 e appunto alla maratona. Una gara che fino a qualche anno fa era addirittura VIETATA alle donne perché la medicina del tempo asseriva che per struttura fisica una donna era troppo debole per correre una maratona e che avrebbe potuto morire in una distanza così lunga.

E non stiamo parlando della preistoria. Si deve a Kathrine Switzer  atleta e attivista statunitense che nel 1967  nascondendo la sua identità si iscrisse alla maratona di Boston e finì la gara dopo che un giudice aveva provato a fermarla con la forza. L’evento scosse la comunità scientifica e l’opinione pubblica e finalmente nel 1972 fu cambiato il regolamento e dal 1984 vide il suo esordio alle olimpiadi di Los Angeles. E per sottolineare come dico sempre nei miei corsi, ad atleti o persone comuni, che non si corre contro gli avversari, ma per abbattere i propri limiti, a Parigi il giorno prima si è corsa sullo stesso tracciato degli atleti LA MARATONA DI TUTTI, con 2024 partecipanti (altri 2024 hanno corso i 10 km) entrambe pari partecipanti tra i sessi, perché alla fine OGNUNO VINCE LA SUA MARATONA!

2) La seconda istantanea è: NESSUN OBIETTIVO DEVE DIVENTARE UN’OSSESSIONE!

Spesso nei miei corsi faccio fissare gli obiettivi personali. Appunto PERSONALI! E quindi ognuno si fissa i suoi, che siano di medaglia, legati al miglioramento del proprio record o addirittura alla semplice ma straordinaria partecipazione olimpica, perché non dimentichiamolo che ci si deve qualificare (chiedere alle nostre nazionali di calcio e di basket).

Gli obiettivi sono una sfida con sé stessi. La spinta a tirar fuori il proprio BE YOUR BEST ed hanno il vincolo della libera scelta, il “libero arbitrio” che è la primaria dimostrazione di libertà a cui una persona, una comunità, un popolo possa ambire. Quindi lasciamo in pace JanniK Sinner per aver deciso che la sua salute aveva la priorità rispetto alle competizioni e rispettiamo l’ostinazione con cui Jimbo Tamberi ha resistito fino alla fine ed oltre nel rispetto del suo sogno. E se come lui stesso ha affermato ha dovuto togliere molto alla compagna ed agli affetti negli ultimi 3 anni, adesso è tempo di rimettersi in scambio, altrimenti l’ostinazione dell’obiettivo sarà stata veramente tossica. Ormai è andata. Quel che è stato ormai non conta più e quello che sarà ancora non è esiste, conta solo quello che stiamo vivendo, QUI E ORA!

3) E questo mi porta ad introdurre la terza istantanea, appunto QUI E ORA.

Il mantra che aveva coniato Julio Velasco all’inizio dell’avventura. Alludendo ai dissapori, alle divisioni interne, alla contrapposizione che si erano create nella precedente gestione e che la stampa aveva alimentato, tirando sempre fuori la storia che nei momenti importanti non eravamo riusciti a vincere l’oro olimpico neanche con “la generazione dei fenomeni” guidata dallo stesso allenatore con i maschi. In poco più di 4 mesi Velasco ha fatto un capolavoro. Con equilibrio, con pacatezza e con grande determinazione.

Con un gruppo di ragazze che alla faccia di Salvini, Vannacci ed i loro accoliti è lo specchio dei tempi. Per la mescolanza. L’unità nella differenza. Ognuno tessera di uno splendido puzzle. Ekaterina Antropova, nata in Islanda da genitori russi, abbraccia Sarah Fahr figlia di uno skipper tedesco e cresciuta sull’isola d’Elba, che abbraccia Myriam Sylla nata a Palermo da genitori ivoriani e cresciuta a Valgreghentino in provincia di Lecco, che abbraccia Alessia Orro avvolta nella bandiera sarda che abbraccia Paola Egonu nata a Cittadella da genitori nigeriani, il padre camionista di Lagos la madre infermiera di Benin City, già capitale di un grande impero africano. 

Tutte indossano, insieme a tutte le altre compagne la maglia azzurra. E tutte abbracciano il loro allenatore: padre peruviano morto quando aveva sei anni, madre argentina, un fratello desaparecido; arrivato in Italia nel 1983, nel 1989 già allenatore della nazionale maschile. Inseguiva un oro olimpico da allora. Sostiene di non pensare mai alla finale persa di 1 punto alle olimpiadi di Atlanta 1996 quando sembravamo imbattibili. Ha dovuto attendere Parigi 2024 per conquistare un meritatissimo primo oro olimpico della pallavolo italiana.

Grazie maestro, per questo e tutte le “perle” che diffondi.

Vi invito ad ascoltare le interviste a Velasco. Ogni passaggio è una lezione di come dovremmo intendere la competizione e più in generale la vita.

Grazie a tutte le ragazze e i ragazzi che ci hanno mostrato non solo le loro performance, ma ci hanno aperto il cuore con le loro storie, le loro sofferenze e le loro gioie.

Le Olimpiadi 2024 uno specchio sano e vitale a cui la società civile dovrebbe ispirarsi.

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Pasquale Tardino

Business & Strategic Coach

pasqualetardino@ramitalia.it

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